TFR in azienda o al fondo pensione: quale conviene?

Quando si inizia un nuovo lavoro, tra le decisioni più importanti da prendere c’è quella relativa alla destinazione del TFR (Trattamento di Fine Rapporto). Lasciarlo in azienda o destinarlo a un fondo pensione? La scelta ha effetti rilevanti non solo sulla rivalutazione dell’importo durante il rapporto di lavoro, ma anche sulla tassazione finale e sulle possibilità di anticipazione.

In questo articolo analizziamo cos’è il TFR, come funziona la previdenza complementare, le opzioni disponibili, e gli elementi da considerare per fare una scelta consapevole.
Il TFR, o Trattamento di Fine Rapporto, è una somma che il datore di lavoro accantona ogni mese a favore del dipendente, come forma di retribuzione differita. Viene corrisposta al termine del rapporto di lavoro, a prescindere dalla causa (dimissioni, licenziamento, pensionamento, ecc.).
TFR: le opzioni per il lavoratore
All’atto dell’assunzione, il lavoratore ha sei mesi di tempo per decidere se lasciare il TFR in azienda oppure conferirlo a una forma di previdenza complementare (fondo pensione).
Questa decisione può essere:

  • esplicita, se il lavoratore comunica formalmente la propria scelta;
  • tacita, se non si esprime alcuna preferenza entro i 6 mesi: in questo caso, il TFR viene automaticamente versato al fondo pensione previsto dal contratto collettivo applicato (meccanismo del silenzio-assenso).

Una volta effettuata, la scelta è vincolante: chi aderisce a un fondo pensione non può tornare indietro, ma solo trasferire la posizione maturata da un fondo all’altro.
I fondi pensione sono strumenti di previdenza complementare che consentono di accumulare un capitale aggiuntivo rispetto alla pensione INPS. Sono regolati dalla Legge n. 252/2005 e vigilati dalla COVIP, l’autorità di controllo.
Esistono quattro principali tipologie:

  1. Fondi negoziali (chiusi): promossi da sindacati e associazioni datoriali, legati al contratto collettivo di settore.
  2. Fondi aperti: offerti da banche, assicurazioni, SGR o SIM, accessibili a tutti i lavoratori.
  3. PIP (Piani Individuali Pensionistici): gestiti da compagnie assicurative, stipulabili su base individuale.
  4. Fondi preesistenti: istituiti prima della riforma del 2005, con regole particolari.

Il lavoratore può scegliere tra comparti di investimento più o meno rischiosi, in base all’età e all’orizzonte temporale di pensionamento.
TFR in azienda o al fondo pensione: confronto
Rivalutazione del TFR lasciato in azienda

Il TFR lasciato in azienda si rivaluta ogni anno secondo una formula fissa:

  • 1,5% + il 75% dell’inflazione annua (indice ISTAT dei prezzi al consumo).

È una forma di rendimento stabile, ma potenzialmente bassa soprattutto nei contesti inflattivi contenuti.

Rendimenti del fondo pensione

Il TFR versato al fondo pensione viene investito sui mercati finanziari, secondo le scelte del comparto selezionato (garantito, bilanciato, azionario, ecc.).

I rendimenti possono essere più elevati, specialmente nel lungo periodo, ma variano in base all’andamento dei mercati e al livello di rischio. Inoltre, il fondo beneficia di vantaggi fiscali durante la fase di accumulo e di erogazione.
Vantaggi fiscali: un aspetto da non trascurare
Uno dei motivi principali per cui molti lavoratori scelgono la previdenza complementare è la fiscalità agevolata:

  • deduzione dei contributi versati fino a 5.164,57 euro annui;
  • tassazione agevolata al momento della pensione, con aliquote tra il 9% e il 15% a seconda dell’anzianità di adesione;
  • possibilità di richiedere anticipazioni (fino al 75%) per spese sanitarie, acquisto prima casa, ristrutturazioni, ecc.

Al contrario, il TFR lasciato in azienda viene tassato con un’aliquota separata alla cessazione del rapporto, spesso meno favorevole.
Il ruolo della cultura finanziaria nella scelta
Le statistiche mostrano che i lavoratori con maggiore alfabetizzazione finanziaria sono più propensi ad aderire ai fondi pensione, perché ne comprendono i vantaggi a lungo termine. Tuttavia, molti lavoratori, soprattutto giovani, trascurano questa opportunità, lasciando il TFR in azienda per mancanza di consapevolezza o fiducia nei mercati.
Cosa conviene davvero?
Non esiste una risposta univoca: la scelta dipende dal profilo del lavoratore, dalla sua propensione al rischio, dalla situazione familiare, dalla prospettiva pensionistica e dalla fiducia nel sistema.
In generale:

  • chi cerca sicurezza e semplicità, potrebbe preferire mantenere il TFR in azienda;
  • chi punta a maggiori rendimenti e benefici fiscali, può trovare nel fondo pensione una valida soluzione.

Una valutazione personalizzata, magari con il supporto di un consulente previdenziale, può aiutare a fare la scelta più adatta.

Valeria Calafiore
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